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L’export manager Mazinga Zeta

L’export manager Mazinga Zeta

L’export manager Mazinga Zeta

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ANNUNCIO DI LAVORO.

L’azienda REMO LA BARCA SRL cerca export manager per lo sviluppo commerciale estero. Richiesta esperienza almeno decennale nel settore e la conoscenza di tre lingue parlate in modo fluente. Offerto inquadramento da dipendente, premi sul risultato, rimborsi spese.

Un annuncio di lavoro di questo tipo può essere visto in due modi. Oggi analizzeremo il secondo.

Il primo ha una connotazione positiva. Ci sono molte aziende italiane che esportano e si avvalgono di agenti stranieri che non sono disposte a pagare. Usando quindi la stessa logica con la quale la pressoché totalità delle aziende italiane inquadra i rapporti con gli agenti impegnati nel mercato domestico.

Ecco quindi che un annuncio come quello di esempio può essere visto positivamente, nel senso che identifica un’impresa disposta ad investire su una persona. Pagarla per farle fare un’attività specifica. Il che di per sé non è male.

C’è solo un problema (seconda possibilità di lettura dell’annuncio). Questo modello non funziona.

Sto scrivendo il post di oggi dopo aver visitato un’impresa che si occupa di produzione di arredamento. 50 anni di storia, 10 milioni di euro di fatturato, 80% di quota export. Quindi certamente non un esempio di tipicità italiana (ricordiamoci che solo 5 imprese di 100, in Italia, oggi esportano. E quelle che esportano hanno quote di fatturato di export spesso inferiori al 50%).

Presenza in vari mercati nel mondo. Tre export manager in azienda. Rete di agenti in alcuni dei paesi coperti.

Come sta andando l’azienda all’estero? Riportiamo l’opinione di uno dei titolari: “è un po’ tutto da rifare”.

Andiamo un attimo a capire cosa non va nella strategia di internazionalizzazione di questa azienda. E andiamo subito al sodo senza troppi preamboli e analisi accademiche.

Cosa fanno gli export manager dell’azienda in questione?

Seguono i clienti. E basta.

Fanno new business (scounting di nuovi clienti)? Zero!

E se facessero new business? Qualcosa combinerebbero, ma potrebbe essere poco o nulla. Forse anche zero.

Perché?

Perché manca il sistema.

Questo ragionamento naturalmente vale, e lo abbiamo già fatto in molte circostanze, anche per il new business nel mercato italiano. Ma diventa ancora di più evidente in situazioni in cui si parla di sviluppo commerciale estero.

Se speri che il tuo export manager sia l’artefice del reperimento di nuovi clienti all’estero e non lo supporti con azioni strutturate di marketing,
hai bisogno di un uomo solo. Il suo nome è Mazinga Zeta.

Naturalmente sto parlando come sempre a modo mio e quindi estremizzo volutamente i concetti, affinché passino in maniera chiara e diretta.

La tesi del post quindi è: se poni nelle mani del tuo export manager il futuro del business della tua impresa all’estero…..spera. Spera che lui sia come Mazinga Zeta. Forte. Invincibile. Vittorioso. Sempre.

Ecco perché sono personalmente contrario anche ai modelli basati sugli export manager a tempo. Perché sono modelli che si basano sul lavoro di una sola persona. Se quella è “sbagliata” e non funziona sei nel gatto. Perché non hai un sistema e non hai la governance ed il controllo di un processo. Sono tutti basati  sullone man show.

Risorsa sbagliata = fallimento del progetto.

Non puoi rischiare.

Andiamo ad argomentare la mia tesi. Andando a guardare alcune azioni tipiche di un piano marketing / commerciale per l’estero.

tabelle_valore_aggiunto

Nota: nel marketing non esistono attività a basso valore aggiunto.
Tutte sono importanti e quindi di grande importanza nell’economia del risultato finale.
Resta il fatto che alcune di queste possono essere implementate da figure junior o da professionalità specifiche.

Ora facciamo due riflessioni assieme.

Ci sono due cose che ti voglio far notare relativamente le attività sopra elencate.

  1. Ci sono attività di marketing e attività di vendita. Può una risorsa umana avere la capacità di farle tutte da sola e farle bene? Si, se di nome fa… Mazinga Zeta.
  2. Ci sono attività ad alto valore aggiunto e attività a basso valore aggiunto. E quindi non è corretto che una risorsa che costa all’azienda magari 70.000 o 100.000 euro all’anno, faccia anche delle attività di basso valore aggiunto o comunque DELEGABILI a risorse che costano di meno all’azienda o DA DELEGARE PER FORZA perché richiedono professionalità specifiche che un export manager non ha.

Che succede se la stessa risorsa umana la inseriamo in un contesto più organizzato, nel quale si occupa delle attività a più alto valore aggiunto ovvero quelle posizionate nella parte più bassa del funnel di vendita?

Succede che fattura di più. E che l’azienda ha in mano un processo vincente e non una persona artefice del risultato.

E che succede se va via quell’export manager? Che lo sostituiamo con un altro e cambia poco. O nulla.

Preferisco mille volte un’azienda con un marketing forte e una rete vendita debole rispetto al contrario!

(diciamo che in assoluto preferisco un’impresa con un marketing forte e dei venditori fuoriclasse… ma non si può avere tutto dalla vita).

Ecco, il concetto che ti esprimo oggi in questo post è molto distante dalla realtà per molte aziende italiane che esportano.

Il modello fiera + export manager deve essere sostituito con:

  • Marketing per l’estero (strategico ed operativo) +
  • Direzione vendite estero +
  • Export manager

Il modello export manager = fatturato estero non va bene.

Il one man show non va bene.

La mancanza di un sistema controllato direttamente dall’azienda non va bene.

Tutto chiaro?

Anche perché di Mazinga Zeta ce n’è uno solo!

Vuoi andare all’estero?

Stai già esportando ma pensi si possa fare di più anche perché non pensi di avere un vero e proprio modello di sviluppo per l’internazionalizzazione?

Che ne dici di fare un CHECK UP GRATUITO della tua impresa e di valutare di potenziarne le attività di marketing e commerciali per vendere di più all’estero?

CHIAMA ORA l’800-123784.

Ti aspetto e ti auguro un BUON MARKETING!

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